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Meglio tardi che mai. Roma riabilita Ovidio duemila anni dopo

Il poeta morì in esilio sul Mar Nero nell'8 d.C. L'Assemblea del Campidoglio approva unanime la sua riabilitazione

Meglio tardi che mai. Roma riabilita Ovidio duemila anni dopo

redazione Modifica articolo

15 Dicembre 2017 - 12.06


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Ovidio non è più esiliato da Roma e la città della Repubblica e degli imperatori lo riabilita. Duemila anni dopo. Anche se il risarcimento è, per il diretto interessato, inutile, il poeta Publio Ovidio Nasone che morì sul Mar Nero, nell’8 d. C., in esilio, è stato riabilitato. L’Assemblea capitolina ha approvato all’unanimità una mozione del partito di maggioranza, M5S, che revoca la “relegatio” sancita dall’imperatore Augusto all’autore delle “Metamorfosi”.

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La sentenza arriva in seguito a due processi di riabilitazione celebrati a Sulmona, la città abruzzese dove nacque, nel 1967 di fronte a dei latinisti, nel 2011 con dei giuristi . “In entrambi i giudizi – recita il testo approvato in Campidoglio – Ovidio è stato assolto dai capi di imputazione a lui contestati. L’ultima sentenza di assoluzione è stata recepita all’unanimità dal consiglio comunale di Sulmona che nel 2012 l’ha trasmessa all’Assemblea Capitolina di Roma affinché venisse recepita e ne fosse data attuazione”.
La riabilitazione è in punta di diritto: la “relegatio” “in base al diritto romano, andava comminata a seguito di un pubblico processo e doveva essere ratificata dal Senato mentre l’imperatore Augusto stabilì tutto da solo senza rispettare le regole”.

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