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È importante saper leggere la neve

La valanga al Sestriere è l'immagine del maltempo che avvolge l'Italia. Con l'aumento dei praticanti di sport invernali aumenta il rischio di vittime. Per questo saper leggere la neve è importante. 

È importante saper leggere la neve

redazione Modifica articolo

10 Gennaio 2018 - 00.44


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di Roberto Arduini

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La valanga che ha travolto un condominio a Sestriere resta l’immagine di una giornata di maltempo che sta avvolgendo l’Italia e che non passerà nelle prossime 24 ore. Continua a nevicare nelle zone montane del Torinese mentre a Torino ancora piove. Decine di interventi sono stati effettuati anche inprovincia di Cuneo. La pioggia ininterrotta ha provocato allagamenti e smottamenti soprattutto nella zona della Valle Po, dove sono caduti dagli 80 ai 100 millimetri, e della Valle Tanaro. In Valle d’Aosta sono chiuse le strade verso Cervinia e Cogne, oltre a numerosi tratti di strade. Il rischio valanghe è a livello «forte».

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Per questo saper leggere la neve è importante. Soprattutto, per chi è appassionato di Sport invernali, tra cui snowboard e freeski, ciclismo su strada e mountain bike, trekking, arrampicata, trail running, nordic walking e molto altro. Le valanghe, infatti, come ricorda Michele Freppaz, professore di nivologia all’università di Torino, costituiscono un enorme fattore di rischio per la frequentazione invernale delle aree montane. L’escursionismo su neve, in tutte le sue forme e modalità, porta il praticante ad accostarsi a un mondo diverso, fantastico, che nel suo candore nasconde reali pericoli. Tale attività richiede, perciò, una conoscenza dei pericoli soggettivi ed oggettivi che ciò comporta. La nivologia studia l’influenza delle condizioni meteorologiche sulla neve.

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Il mondo si sta riscaldando, ma le montagne di più. Perché? Le montagne sono fortemente esposte agli impatti negativi dell’aumento di temperatura con il rischio di perdita di servizi essenziali, primo fra tutti l’acqua. Questo riscaldamento amplificato sta avendo un’impatto notevole sullo stato dei ghiacciai e su vari aspetti oggi a rischio degli ecosistemi di alta quota. Durante l’inverno e la primavera la neve è trasformata dal sole e dal vento. Il manto nevoso cambia. Per avanzare nelle migliori condizioni di sicurezza e giocare d’anticipo, meglio saper leggere la neve.

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Gli Accompagnatori in montagna hanno nozioni di nivologia, sanno riconoscere e individuare i rischi più comuni. Durante le nevicate e nei giorni seguenti, ad esempio, il vento trasporta la neve. Sistematicamente si accumula di lato, detto “sotto vento” (opposto al senso del vento dominante) dei colli e delle creste sommitali, ma anche nei pendii se è presente una roccia o un movimento del terreno.

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Osservare bene cosa c’è attorno: piccoli indizi permettono di supporre l’orientamento del vento dominante, quindi di dedurre su quali versanti saranno presenti gli accumuli sotto forma di cumuli di neve e, a valle di questi ultimi, possibili accumuli di vento. Il compattamento della neve è uno di questi indizi. Sulla superficie del manto nevoso si formano dei piccoli rotolini. Essi presentano un lato scosceso o a scaletta. Questo lato è quello del senso del vento.

Ogni cresta o rilievo deve lasciar supporre che si sia formato un cumulo di neve. Sarà più o meno alto, più o meno a strapiombo. È estremamente pericoloso passarci sopra. Camminando sulle creste, si sceglie sempre il lato “al vento”, là dove c’è poca neve. In tutti i casi ci si tiene ampiamente all’interno di parecchi metri dal bordo del cumulo di neve. Sono quasi sempre molto a strapiombo.

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Gli arbusti fino a 1800 m d’altitudine in media si piegano sotto il peso della neve sin dalle prime nevicate e ne restano spesso prigionieri per tutta la stagione. Nevicata dopo nevicata, possono essere completamente coperti. Formano allora delle protuberanze sotto la neve. Alcuni ramoscelli segnalano a volte la loro presenza. Bisogna allora passarci attorno a buona distanza col rischio di sprofondare violentemente nella tasca d’aria che i loro rami hanno creato.

Sui rilievi rocciosi la neve non copre generalmente tutte le rocce. Evolvendo in questi ambienti, l’escursionista deve sempre tenere a mente che una sacca d’aria, a volte profonda, può essere coperta da un «ponte di neve» più o meno solido. Se il tempo è rimasto molto freddo per parecchi giorni si può supporre che il ponte reggerà.

Comunque sia è meglio passare attorno ai ponti di neve sospetti. E se non si hanno alternative, dopo un sondaggio con il bastoncino, attraversarlo lentamente, uno ad uno, camminando con leggerezza.

 

La neve ha un ruolo centrale anche per il gelo di questi giorni nell’est degli Stati Uniti, che paradossalmente conferma il riscaldamento globale. Anche la neve, tranquillizzante fenomeno invernale, è infatti in quelle zone il prodotto tipico del riscaldamento globale. Se c’è abbastanza freddo, i grandi laghi, quegli enormi invasi ai confini tra Stati Uniti e Canada, ghiacciano. Ma se le loro superfici rimangono liquide, l’aria fredda che soffia sopra i laghi raccoglie vapore acqueo che, ad alta quota, si raffredda e ricade sulla Terra come neve.

Le temperature calde rendono difficile il congelamento dei grandi laghi e questo significa più neve.
Questo è quello che sta succedendo quest’anno. E possiamo aspettarci più neve da effetto-lago in futuro. Questo almeno fino a quando le temperature saliranno così in alto che diventerà troppo caldo per la neve. Allora quell’acqua cadrà come pioggia.

 

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