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Ricercatori universitari, le 10 regole per trovare lavoro

Perseveranza, studio, passione: possono bastare per sopravvivere nel tortuoso mondo accademico? Qualche dritta per provare a sopravvivere con quanto amiamo e abbiamo studiato

Ricercatori universitari, le 10 regole per trovare lavoro

redazione Modifica articolo

18 Settembre 2017 - 12.44


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di Paolo Simonelli

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Applausi, sorrisi e mormorii di approvazione. Qualcuno stappa una bottiglia. È la prima volta che vedete il vostro professore in giacca e cravatta, ma sopratutto è la prima volta che lo vedete guardarvi con un certo orgoglio. Avete discusso la vostra tesi di Laurea, completando uno tra i più alti livelli di educazione.
È il vostro ultimo giorno da studenti ma anche il vostro primo giorno da disoccupati. Se la vostra intenzione è di proseguire nella carriera accademica, ci sono alcune regole che dovete tenere bene a mente…

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1 Dovete avere un piano
Una strategia è necessaria. Ciò non significa che dobbiate pianificare da subito ogni passo della vostra carriera, ma che è dovete aver chiaro il traguardo che volete raggiungere per acquisire le necessarie esperienze professionali. Per esempio, studiando gli annunci che appaiono su Nature è facile identificare le caratteristiche richieste ai professori universitarî:

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• esperienza nell’insegnamento;
• capacità di trovare finanziamenti;
• una rete di conoscenze internazionali;
• una lunga lista di pubblicazioni scientifiche, possibilmente su
riviste prestigiose.

Non è possibile aspirare a una cattedra senza aver insegnato, senza aver scritto (e vinto) progetti di ricerca, senza aver avuto esperienze lavorative internazionali e senza aver pubblicato numerosi articoli scientifici. D’altro canto, la precarietà caratteristica degli impieghi accademici rende difficile una pianificazione a lungo termine; è necessario perciò giocare d’anticipo e trovare un nuovo contratto prima che l’ultimo sia scaduto. Si dovrebbe sapere, per esempio, dove andare a fare il primo post-dottorato prima ancora di aver terminato il dottorato. Questo non è certo facile, ma alcuni dei consigli che seguono potranno essere utili per sfruttare al meglio le proprie possibilità.

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2 Siate coerenti, ma sappiatevi adattare
È bene mostrare una certa continuità nelle proprie scelte professionali. Cambiare continuamente il fuoco delle vostra ricerca, per quanto interessante e divertente possa essere, può risultare controproducente a livello professionale perché chi leggerà il vostro CV sarà più propenso ad assumervi se avrete diversi anni di esperienza in un determinato campo di ricerca. Se riusciste a essere associati a un determinata linea di ricerca o a una tecnica specifica, possibilmente innovativa, potreste diventare gli “esperti” ed essere chiamati a collaborare in ogni progetto in cui la vostra tecnica fosse considerata utile.
Chi di voi ha studiato un po’ di ecologia, però, sa che quando una specie si specializza nello sfruttamento di una singola risorsa la sua sopravvivenza è legata strettamente alla disponibilità di quella risorsa. In altre parole, se la vostra linea di ricerca o la tecnica in cui siete esperti dovesse risultare obsoleta, rischiereste di trovarvi senza sbocchi professionali. È perciò importante mantenere un compromesso tra specializzazione e capacità di adattamento. Dovete rimanere sempre aggiornati e studiare molto per essere preparati a cambiare linea di ricerca adattandovi rapidamente a ogni nuova situazione.

3 Chi si ferma è perduto
Era il titolo di un film con Totò ed è una regola d’oro che ogni giovane ricercatore dovrebbe tenere bene a mente. Dovete cercare di spostarvi da un centro di ricerche all’altro (meglio se in Paesi diversi), in modo da allargare il più possibile la vostra rete di conoscenze e la vostra esperienza. Un post-dottorato dovrebbe essere sempre svolto in un centro diverso rispetto a quello del proprio dottorato, che dovrebbe essere diverso da quello della laurea. Questo nomadismo professionale ha un alto costo in termini personali ma viene ripagato in esperienza e formazione.

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4 Lavorate con i migliori
In ogni disciplina ci sono sempre uno o due gruppi di ricerca all’avanguardia che determinano i confini della conoscenza in un determinato campo. Sono questi ricercatori che si aggiudicano la maggior parte dei fondi nazionali e internazionali; sono loro che vengono invitati a parlare alle conferenze internazionali; sono loro che fanno le revisioni dei manoscritti e che siedono nelle commissioni che decidono la distribuzione dei fondi di ricerca. È con questi ricercatori che dovete cercare di collaborare. Non per sfruttare la loro fama, ma per capire le ragioni del loro successo, per imparare da loro. Creare una collaborazione è più facile di quello che possa sembrare sopratutto se ci si presenta già con fondi propri. I due punti seguenti spiegano meglio come fare.

5 Diventate animali da conferenza
È molto importante frequentare le conferenze internazionali, sopratutto le più importanti, quelle frequentate dai “migliori” di cui sopra.
Essere presenti, però, non basta. Prima di tutto, dovete ricordarvi che non si va ad una conferenza per farsi conoscere, ma per conoscere. A meno che non siate una stella nascente nella vostra disciplina (nel qual caso potete anche smettere di leggere), nessuno
verrà a cercarvi e dovrete essere voi a cercare di conoscere il maggior numero di “migliori”. Prima di partire studiate bene il programma e individuate tutte le sessioni interessanti. È importante ricordare che i coffee-break e gli eventi sociali (cene, escursioni
etc.) sono le situazioni in cui è facile creare contatti in maniera informale. Per quanto piacevole, si deve cercare di evitare di cenare allo stesso tavolo dei propri colleghi e sedersi invece accanto ai migliori o, se non ci si riesce, almeno accanto a qualche
sconosciuto; potreste essere fortunati. Siate pronti a elargire biglietti da visita, curriculum, copie del vostro poster o l’abstract della vostra presentazione (magari tutti raccolti insieme in una cartellina). Annotate dietro i biglietti da visita che riceverete qualche nota che, una volta tornati a casa, vi farà ricordare meglio la persona da cui lo avete ricevuto. Scrivetegli subito un breve messaggio in modo che possa avere in vostro
indirizzo e che non si dimentichi di voi.
Questo approccio potrà apparire arrivista, ma le conferenze sono organizzate esattamente per questo. I soldi che spenderete e la CO2 che produrrete per andarci saranno giustificati solo se riuscirete a portare a casa almeno un buon contatto e/o una buona idea.

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6 Studiate i finanziamenti disponibili
Come accennato al punto 4, il miglior modo per iniziare a lavorare con i migliori è quello di proporsi avendo già un finanziamento. In tali condizioni sarete accettati anche nei più prestigiosi centri di ricerca che saranno felicissimi di accogliervi e di affidarvi qualche progetto per cui non hanno tempo o soldi disponibili. Inoltre, dimostrerete da subito la vostra indipendenza e la vostra capacità di trovare finanziamenti esterni, qualità fondamentali nel mondo dell’Accademia. Dovete perciò conoscere tutte le possibilità di finanziamento destinate ai giovani ricercatori. La maggior parte di esse sono destinate a favorire la mobilità tra Paesi diversi e variano da soggiorni di poche settimane a borse di studio pluriennali. Esistono varie possibilità: dai fondi della Comunità Europea (p.es. Marie Skłodowska-Curie actions) a quelli del Ministero degli Esteri, alle piccole borse di studio stanziate da Enti e associazioni private.
Alcune università hanno un Ufficio dedicato alle relazioni internazionali che può indicarvi i fondi e le collaborazioni disponibili; la miglior ricerca però la farete voi passando qualche ora su Internet. In quest’ottica, sono molto utili i social-network come Twitter o LinkedIn perché permettono di ricevere in brevissimo tempo annunci di finanziamenti o di borse di studio.

7 Pubblicare, pubblicare, pubblicare
Giusto o sbagliato che sia, nel mondo accademico verrete giudicati in base al numero di lavori che avete pubblicato e al vostro H-index. Senza entrare nel dettaglio, l’H-index, o: indice di Hirsch è una misura del numero di pubblicazioni di un autore e del numero di volte che queste vengono citate in altri articoli. Potete controllare il vostro H-index su Google Scholar o su altri servizi di informazione scientifica on-line come Web of Science. È molto importante riportare sul vostro CV sia l’H-index che il numero delle vostre pubblicazioni. Se il vostro H-index è zero datevi da fare e cercate di pubblicare la vostra ricerca.

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8 Divulgate i vostri risultati
Fino a pochissimi anni fa ai ricercatori era richiesto solo di pubblicare i loro lavori su riviste scientifiche specializzate; negli ultimi anni, però, i consigli di ricerca e la Comunità Europea pretendono che i risultati della ricerca vengano divulgati ad un pubblico più vasto. Questo presuppone che ogni ricercatore sia in grado di tradurre i concetti e il gergo della propria disciplina in modo da renderli comprensibili a tutti quei destinatari per cui la ricerca è potenzialmente interessante: politici, imprenditori, agricoltori, pescatori, madri ecc. La cosa non è sempre facile ed è importante conoscere bene le tecniche e i mezzi di comunicazione. Cercate i corsi on-line che insegnano le tecniche di comunicazione di base sui social-network: vi saranno utilissimi per scrivere progetti e per sponsorizzare in maniera efficace il vostro lavoro.

9 Lavorare duro e perseverare
Se mettete passione, impegno e perseverate nei vostri obbiettivi adattandovi a tutte le nuove situazioni e sfruttando tutte le vostre opportunità, riuscirete a farvi strada nel mondo dell’Accademia. Scontato? Forse sì, ma vero. Se avete letto i punti precedenti vi renderete conto che essere dei buoni ricercatori non basta più: dovrete saper comunicare, trovare fondi, scrivere pubblicazioni e progetti, insegnare. Insomma: dovrete sviluppare tutte le vostre capacità e contare solo su voi stessi. In molti potranno dirvi: Bravo!, ma pochissimi potranno offrirvi un lavoro. Starà a voi trovarlo.
La precarietà professionale che caratterizza questo tipo di carriera può essere molto frustrante, ma è compensata da una grande libertà intellettuale e dal piacere di fare un lavoro che è sempre diverso.

10 Abbiate pronto un piano B
La possibilità di non riuscire in questo lavoro ovviamente esiste, ed è grande. L’età conta molto; si deve cercare di non perdere tempo e di passare le tappe (laurea, dottorato post-dottorato) nel più breve tempo possibile. Potreste però, per errore o per sfortuna, ritrovarvi in situazioni professionali da cui è difficile riemergere. In quel caso, non abbattetevi (almeno, non più del dovuto), ma reagite il più velocemente possibile: cambiate obbiettivi, riciclatevi.
Avere pronto un piano B è molto importante. Quelle capacità di cui parlavo al punto precedente (comunicazione, ricerca di finanziamenti) insieme ad altre che avrete acquisito nella vostra carriera di ricercatori (p.es. gestione e coordinamento di progetti) potranno esservi utilissime per potervi vendere su altri mercati lavorativi. Potreste facilmente ritrovarvi in professioni forse più noiose ma meglio pagate e più stabili che la carriera accademica.

Per finire, ricordatevi che, come diceva Luis Pasteur, la fortuna aiuta le menti preparate.

Buona Fortuna!

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