Premio Sacharov a chi lotta per la democrazia in Bielorussia: perché è una buona notizia

Per non lasciare sole le donne e i giovani che con determinazione e non violenza combattono per portare la democrazia in un paese che non l’ha mai conosciuta


Marcello Flores Modifica articolo

25 Ottobre 2020 - 12.09


La drammatica situazione che sta vivendo il mondo con la pandemia ha messo necessariamente la sordina all’attenzione per aventi e situazioni drammatiche o difficili su cui in precedenza la comunità internazionale offriva una maggiore informazione e rifletteva sulle possibili forme d’intervento. Oggi, almeno in parte, proprio a ragione della pandemia alcuni conflitti si sono congelati o hanno perso la loro virulenza – anche se è aumentata quella della pandemia con i suoi effetti sociali ed economici deleteri per le masse maggiormente impoverite e senza accesso a cure gratuite – ma non sono ovviamente scomparsi del tutto. L’osservazione e il monitoraggio delle violazioni dei diritti umani che avvengono nel mondo non sono più tra le notizie più attese, frequenti e da prima pagina che possiamo trovare nei media.

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È una buona notizia, quindi, apprendere che l’attribuzione del Premio Sacharov – che il Parlamento europeo attribuisce annualmente a chi si distingue per la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel ricordo del grande scienziato e dissidente politico russo – sia stata concessa al Consiglio di coordinamento dell’opposizione democratica in Bielorussia, un organismo composto in gran parte di donne coraggiose che hanno saputo guidare, e continuano a farlo, la protesta contro il dittatore bielorusso Lukashenko.

Anche se le notizie di queste proteste, che continuano malgrado la repressione e la violenza con cui lo stato cerca di sopprimerle, sono ormai sparite dalla maggior parte dei media, l’estensione, profondità, coinvolgimento di centinaia di migliaia di cittadini bielorussi, in gran parte donne e giovani, che si sono avute in maggio, in agosto e in ottobre ha scosso l’opinione pubblica e spinto – con una decisione che non si può che condividere – il Parlamento europeo a concedere loro il Premio Sacharov: per non lasciare sole le donne e i giovani che con determinazione e non violenza combattono per portare la democrazia in un paese che non l’ha mai conosciuta.

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