La Corte europea: sì alla Madonna e Gesù in pubblicità

Un'azienda lituana usò immagini riferite a Cristo e Maria e la chiesa locale aveva chiesto una condanna. Piuttosto si può discutere se tutto può diventare merce


redazione Modifica articolo

30 Gennaio 2018 - 18.55


Chi ha almeno 55 anni o giù di lì ricorderà bene i grandi poster pubblicitari dei jeans Jesus e un fondoschiena femminile ben tornito che esclamava “chi mi ama mi segua”. Seguirono anatemi, difese dall’ingerenza della Chiesa, prese di distanza dal rendere tutto merce, anche i riferimenti sacri. Conferma però che si possono impiegare anche Gesù e la Madonna come modelli, loro malgrado, per una pubblicità. Lo stabilisce una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che dà ragione all’azienda lituana Sekmadienis e torto alla Chiesa cattolica e ai cittadini che ne volevano la condanna perché aveva usato nel 2012 immagini su grandi manifesti e nel web. Con le scritte “Gesù, che jeans!”, “Maria, che vestito!” o “Gesù, cosa indossi?”. Per i giudici la pubblicità “non era offensiva in maniera gratuita e non incitava all’odio”.

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“Le autorità locali non hanno prodotto sufficienti motivazioni” per affermare che l’uso di simboli religiosi fosse effettivamente “contrario alla pubblica morale”, scrive il tribunale. E le sanzioni alla Sekmadienis non sono state “un equo compromesso” tra i valori dei credenti da tutelare e la libertà di espressione.

 

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