Lucia Ronchetti, la signora della musica che il mondo ci invidia

Con la sua nuova opera da camera, "Rivale", la compositrice romana debutta in prima assoluta l'8 ottobre a Berlino per la riapertura del teatro dell'opera Staatsoper Unter den Linden


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6 Ottobre 2017 - 14.36


Commissionata dalla prestigiosa Staatsoper Unter den Linden di Berlino, in coproduzione con lo Staatstheater Braunschweig, Rivale, la nuova opera da camera della compositrice italiana Lucia Ronchetti, debutta in prima assoluta l’8 ottobre in occasione della riapertura della Staatsoper, dopo 7 anni di restauro durante i quali la stagione del teatro d’opera si è svolta allo Schiller Theater in Charlottenburg. Al nuovo lavoro della Ronchetti – il terzo per la Staatspoper, dopo Lezioni di tenebra (2014) e Last desire (2011), e che sarà in scena fino al 22 ottobre – spetta l’inaugurazione della Sala da camera, il Neue Werkstatt, mentre allo Staatstheater di Braunschweig Rivale arriverà il 29 ottobre, dove rimarrà con una serie di repliche fino a dicembre.

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Ronchetti è una delle stelle della musica contemporanea: nata a Roma nel 1963, l’artista ha studiato Composizione e Musica elettronica al Conservatorio Santa Cecilia di Roma e si è laureata in Storia della Musica all’Università La Sapienza di Roma. A Parigi, a partire dal 1994, ha studiato con Gérard Grisey, ha seguito il Corso annuale dell’Ircam ed ha discusso una tesi di dottorato in musicologia all’École Pratique des Hautes Études en Sorbonne, sotto la direzione del Prof. François Lesure. Nel 2005 éètata Visiting Scholar (Fulbright fellow) alla Columbia University di New York, su invito di Tristan Murail. Altre importanti esperienze formative includono quelle con Sylvano Bussotti (Scuola di musica di Fiesole, 1981-1984), Salvatore Sciarrino (Corsi internazionali di Città di Castello, 1989-1991), Hans Werner Henze (Marino, 1993-1996), Folkmar Hein (Elektronisches Studio der TU Berlin, 2006-2009), André Richard (Experimentalstudio des SWR, Freiburg, 2003-2005).

Opera da camera per voce femminile, viola, ensemble di ottoni ed ensemble di percussioni metalliche, la nuova produzione sarà affidata alla regista tedesca Isabel Ostermann, con le scene e costumi di Stephan von Wedel, drammaturgia di Roman Reeger, solista il mezzosoprano Amira Elmadfa, mentre il direttore Max Renné sarà alla guida dell’Ensemble da camera della Staatskapelle Berlin.

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Il lavoro è basato sul libretto scritto da Antoine Danchet nel 1701 per l’opera di Campra Tancrede. La Clorinda creata da Danchet ha un carattere intenso e rapsodico, che vive un conflitto insolubile tra onore e sentimento, vita interiore e vita attiva. La principessa mussulmana è l’analista principale e la vittima designata del suo dilemma, quale guerriero che combatte contro gli invasori Crociati e quale giovane innamorata del suo nemico principale, Tancredi. Attraverso l’interpretazione del mezzosoprano di origine palestinese Amira Elmadfa, si dà vita a un altro personaggio femminile molto importante nell’ambito della produzione musicale della Ronchetti: la voce femminile, legata alla situazione storica e sociale del personaggio interpretato, come nel caso delle digiunatrici dell’opera corale Inedia prodigiosa o della Medea di Lezioni di Tenebra, consente di creare stili vocali precipui e metamorfici, che attingono a tecniche antiche e contemporanee, con un vasto range di colori vocali, dai più intimi ai più operatici ed esplosivi, per poter scolpire figure femminili la cui voce rappresenti l’essenza del corpo e del vissuto, la voce come il rifugio della persona, il suo luogo fisico, pubblico e segreto al tempo stesso.

La Foresta incantata nella parte centrale della pièce, è un luogo risonante dove pensieri, emozioni e tensioni interiori emergono e si concretizzano. La foresta è una realtà metamorfica che aderisce alle paure e alle sensazioni di chi la penetra. Danchet ricrea nel suo testo la Selva di Saron dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, con riferimenti anche alla Selva dell’ Orlando furioso, un’area grigia dove le motivazioni dei guerrieri e le possibilità di controllo svaniscono mentre lo sconforto di ognuno è svelato senza poter essere risolto.
Nella elaborazione di Danchet, Clorinde entra nella foresta incantata cercando Tancredi, per salvarlo dal potente mago Ismenor, ma scopre ancora più radicalmente il suo insanabile conflitto, la foresta le rimanda come uno specchio infinito le sue emozioni e la sua incapacità di risolvere questo dilemma.
Nonostante il suo innamoramento, il suo senso dell’onore e la sua rivalità con Tancredi sono così radicati e profondi da spingerla al duello finale, nel quale si offre quale vittima, lottando come un killer.
Il francese fluido e metamorfico di Danchet presenta Clorinda, nel suo incessante processo di metamorfosi e nell’introspezione pre-proustiana. In scena è sola ed evoca Tancredi e il mago Ismenor, i guerrieri di entrambi i fronti e il paesaggio animato della battaglia e misterioso della foresta incantata.

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