di Giuseppe Costigliola
Anche in tempi di Coronavirus e di cattività forzata, l’arte non si ferma. Ci si industria come si può, si ricorre alla tecnologia. Un caso emblematico è l’evento che si terrà a Benevento, nella splendida chiesa di Santa Sofia (patrimonio dell’Unesco), il prossimo 11 aprile 2020, alle 19: l’inaugurazione della mostra fotografica ViVi – Visioni Virtuali, che potrà essere seguita sul canale Instagram Arteoto.
Si tratta di mostra fotografica collettiva online, un esperimento che si prospetta molto interessante, un appuntamento virtuale, l’unico concessoci in questo periodo di isolamento, che ha permesso di mettere insieme grandi nomi dell’arte fotografica del nostro Paese (al progetto hanno aderito oltre una sessantina di artisti), nel tentativo di far dialogare tra loro creatività e stili diversi, uniti in uno stesso luogo, in uno stesso spazio.
Il singolare progetto nasce da un’idea di Antonio Volpone e Pasquale Palmieri, coordinatori della mostra, e dalla progettazione della società cooperativa Scoop, con la direzione artistica di Enzo Carli. L’iniziativa sarà accompagnata dalla musica del jazzista Umberto Aucone e dopo il vernissage verrà attivato un link, http://www.scooprogetti.com/joomla/vivi, che permetterà, a chi fosse interessato, di visitare un territorio poco battuto, ma non per questo meno interessante: della serie, turismo ai tempi del Coronavirus.
Quella di ViVi è insomma una sorta di flash mob virtuale di immagini, negli intenti degli organizzatori un “droplet di visioni coinvolgenti, relative, riflessive, dinamiche, che nella loro corrente continua ci tramano richiami di memoria e incanto. Allucinazioni fantastiche, visioni che fluttuano in un cyberspazio, una dimensione fluida e navigabile che permette ai protagonisti di amplificare le loro emozioni e di estendere il loro messaggio in una rappresentazione in successione che ci induce alla riflessione sulla mutuazione dei valori dei messaggi di una fotografia priva del suo supporto, della rappresentazione e della comunicazione interpersonale”.
Pur senza lasciare le pareti domestiche, siamo davvero curiosi di visionare la dimensione creativa di questi fotografi, che, a quanto è dato di sapere, hanno attinto all’amplissima gamma delle modalità del fare fotografico: il bianco e nero e il colore, il digitale e l’analogico, l’uso dello sfocato e del mosso, la visionarietà e il realismo. Siamo curiosi di scoprire se siano riusciti a produrre forme alternative di visualizzazione del Web, a forzare in qualche modo la comunicazione visiva, a mappare un nuovo immaginario. O, almeno, a trasmettere pensieri ed emozioni da un mondo, quello virtuale, che è nello stesso tempo un luogo e un non-luogo. Ai tempi del Coronavirus, questo acceleratore del cyberspazio. William Gibson docet.