Pompei con un direttore provvisorio, Osanna finisce l'incarico

Il parco resta con una guida a interim dopo che il soprintendente, ora ex, ha riaperto la "Schola" dei gladiatori collassata nel 2010


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4 Gennaio 2019 - 14.32


Da oggi 4 gennaio il sito archeologico di Pompei non ha più un direttore perché finisce il suo mandato l’archeologo Massimo Osanna. In attesa della nomina di un nuovo responsabile alla soprintendenza archeologica pompeiana rimane una guida a interim: nei beni culturali accade piuttosto frequentemente. Alberto Bonisoli ha già nominato la commissione che dovrà fare una prima scrematura dei candidati per Pompei, oltre che per la Reggia di Caserta “orfana” di Mauro Pelicori e le Gallerie dell’Accademia di Venezia senza Paola Marini, direttori già arrivati a scadenza. La scelta finale spetta al ministro. I tecnici stimano servano un paio di mesi.

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Osanna, che ha appena riaperto la Schola Armaturarum restaurata con i suoi affreschi, all’Ansa ha ammesso che vorrebbe tornare all’incarico e che si è candidato. In effetti lui arrivò a guidare il Grande progetto Pompei anche in seguito al 6 novembre 2010, quando collassò la parte superiore della Domus dei Gladiatori (era ministro Sandro Bondi del governo Berlusconi) e il crollo divenne il simbolo di un disfacimento complessivo del Paese, anche morale oltre che culturale: l’archeologo invece vede la riapertura al pubblico proprio della Schola Armaturarum come il simbolo di una Pompei che nel 2018 ha accolto 3,6 milioni di visitatori e dove fanno notizia i recuperi e i ritrovamenti, non i crolli: “Da quel crollo, la cui risonanza mediatica determinò un coro d’indignazione internazionale, si è affermata una nuova consapevolezza della fragilità di Pompei e la necessità di avviare un percorso di conservazione, fatto non solo d’interventi straordinari ed episodici, ma soprattutto di cure e di attenzioni quotidiane”, ha dichiarato soprintendente con un piede sulla porta di uscita.

Tornato a insegnare archeologia all’Università Federico II di Napoli, Osanna ha dichiarato che ”a Pompei i crolli sono un capitolo chiuso. Non per merito nostro, cioè mio e dei generali dei carabinieri che si sono succeduti, Nistri e ora Cipolletta… ma di un team affiatato dell’Ales (struttura interna del ministero, ndr) e con i funzionari interni che hanno lavorato con entusiasmo, fino alle nuove scoperte grazie alle quali oggi riteniamo ad esempio che la Schola Armaturarum fosse la sede di rappresentanza di un’associazione militare dove si svolgevano banchetti e cerimonie a base di libagioni che univano una cultura mediterranea espressa proprio dall’olio e dai pregiati vini cretesi e andalusi che abbiamo rinvenuto durante gli scavi”.

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A Pompei sono arrivati proprio ieri sette nuovi restauratori assunti dal Mibac nel concorso bandito dal precedente governo e si aggiungono ad altri 50. Per i 44 ettari della città romana ci sono 106 custodi in organico oltre a una cinquantina che la Soprintendenza impiega nelle Domus riaperte. Intanto ogni giovedì i restauratori raccontano al pubblico con visite guidate i lavori compiuti e le storie intorno alla Schola Armaturarum.

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